
Nell’epoca in cui l’intelligenza artificiale modella sempre più aspetti della vita quotidiana e l’industria videoludica punta a esperienze iperrealistiche e mondi aperti generati dinamicamente, si assiste a un fenomeno apparentemente controcorrente: la riscoperta del retrogaming. I videogiochi del passato, con la loro grafica pixelata e le meccaniche essenziali, stanno tornando protagonisti nelle abitudini di gioco di un numero crescente di appassionati. Una tendenza che, pur sviluppandosi in parallelo alla crescita tecnologica, ne rappresenta una risposta nostalgica e, in certi casi, una forma di resistenza culturale vera e propria.
Il retrogaming comprende sia la riscoperta di vecchi titoli originariamente lanciati su console ormai storiche, come il NES, il Sega Mega Drive o il Game Boy, sia il recupero fisico e funzionale degli stessi dispositivi. Le piattaforme di scambio e vendita di console vintage, come eBay o portali specializzati, registrano un aumento costante: secondo il sito PriceCharting, il valore medio dei giochi per NES è cresciuto del 33% negli ultimi tre anni. Ad aumentare è anche la produzione vera e propria di quelle console, sebbene l’intero comparto possa subire variazioni significative a causa dei dazi introdotti da Donald Trump. Il fenomeno del retrogaming riguarda anche i cosiddetti “cabina”, ovvero i cabinati da sala giochi degli anni ’80 e ’90, oggi ricercati da collezionisti o rivisitati in formato mini per uso domestico.
L’interesse per il retrogaming non è solo legato alla nostalgia. In molti casi, la semplicità delle meccaniche di gioco e la qualità del gameplay risultano ancora oggi estremamente coinvolgenti. Titoli come Super Mario Bros, The Legend of Zelda o Tetris continuano a essere scaricati e giocati, anche grazie alle versioni digitali disponibili su piattaforme moderne come Nintendo Switch Online. In parallelo, si affermano produzioni moderne ispirate volutamente ai canoni estetici e funzionali del passato: un esempio significativo è Stardew Valley, gioco del 2016 che, nonostante l’aspetto grafico a 16 bit, ha conquistato oltre 20 milioni di giocatori.
Il fascino del “vecchio” si estende anche all’interno di un panorama videoludico sempre più variegato. Oggi si distinguono numerose categorie di gioco che attraggono pubblici differenti: dai titoli tripla A con grafica fotorealistica fino ai giochi indie sviluppati da team ridotti. Per quanto riguarda le sale da gioco virtuali, si passa dai giochi di carte alle lotterie fino ai giochi con jackpot progressivo o i game show e crash game e, in molti casi, anche in questi settori si ritrovano grafiche che rimandano agli anni addietro. Questa varietà risponde a una domanda frammentata, che trova nel retrogaming un segmento coerente con le esigenze di semplicità, immediatezza e autenticità.
Anche le dinamiche sociali contribuiscono alla diffusione del retrogaming. Piattaforme come Twitch o YouTube pullulano di video dedicati a gameplay di vecchi titoli e le loro recensioni. I content creator che si dedicano al retrogaming generano community affiatate, dove il confronto sui punteggi e la condivisione di trucchi e curiosità si fondono con un senso di appartenenza culturale. Parallelamente, eventi come il RetroGameCon negli Stati Uniti o la Fiera del Fumetto di Milano, che spesso dedicano ampi spazi al gioco vintage, confermano l’importanza di questo segmento anche a livello commerciale e sociale.
L’intelligenza artificiale, paradossalmente, ha anche un ruolo nel retrogaming. Alcuni progetti di emulazione e preservazione dei giochi storici utilizzano AI per migliorare la qualità audio-visiva o per adattare i titoli originali a dispositivi moderni, mantenendo però inalterata l’esperienza di gioco. Altri progetti usano AI per creare nuovi livelli, nemici o addirittura versioni reinterpretate di giochi classici, alimentando così una nuova forma di creatività retro-futurista.
In un’epoca dominata dalla velocità, dal realismo estremo e dalla complessità tecnica, il retrogaming si propone come una pausa consapevole, un ritorno a ciò che era semplice ma coinvolgente, familiare ma sempre capace di stupire. Non si tratta solo di gioco, ma di memoria condivisa, cultura pop e, forse, di una rinnovata ricerca di autenticità nel rapporto con il digitale.